Intervista di Ludovico Pratesi a Francesca Cesaroni

Ludovico Pratesi – Il luogo per eccellenza di Narciso è l’essere umano, che pratica il culto di se stesso attraverso il celebre mito greco. Quali sono le ragioni che ti hanno spinto a dedicare la tua prima mostra personale al narcisismo?

Francesca Cesaroni – La dimensione umana di Narciso, con la dialettica viva dei suoi contrasti, è stata da sempre per me un luogo di riflessione e di scoperta. I suoi eccessi esteriori, il verticalismo, la vanità, la fascinazione delle apparenze, l’onnipotenza infantile ma anche il dramma dell’ isolamento affettivo, l’impossibilità di creare legami autentici con gli altri.

LP- la mostra è divisa in due luoghi diversi, ognuno destinato ad un filone della tua ricerca: la scultura e la fotografia. Una separazione soltanto fisica o anche concettuale?

FC – La separazione in questo caso è necessaria come premessa ad una possibile integrazione concettuale delle due esperienze, che sono in sé profondamente differenti, direi opposte. LP – Quali sono le relazioni che sussistono tra le sculture e le immagini fotografiche? FC- La speranza è di farle dialogare, un tentativo di integrazione appunto fra due modi di fare esperienza e la materia. Per me fotografare comporta un contatto, un’irruzione nel mondo e un tentativo di furto immaginale. Prendo le immagini per dar luogo ai pensieri. Scolpire è solitudine e desiderio di fare mondo attraverso la costruzione sensibile di immagini personali. Un’opposizione in speranza dialettica.

LP – Nella scultura raffiguri parti di corpi umani di sesso maschile feriti e martoriato, mentre le fotografie sono cariche di contenuti simbolici, meno evidenti e più metaforici come mai?

FC- La scultura è il mio modo di cercare immagini che non sono ancora visibili e le immagini escono allo scoperto con la loro espressività cruda. Le fotografie sono frazioni di mondo e per me traghettano un pensiero, per questo sono metaforiche, una parte per il tutto.

LP – Quanto incide la tua formazione psicoanalitica nella ricerca artistica?

FC – Credo sia evidente nelle mie parole, nelle risposte che sono elaborazioni successive. Il mio lavoro invece si svolge in modo molto diverso, la mia sensibilità è sintetica, immediata, non ammette interpretazioni, luoghi o tempi di traduzione.delle idee .Sono anche molto veloce nel prendere le immagini e nel modellare l’argilla, che lascio cruda per non privare la materia stessa del suo potere vitale, senza ulteriori lavorazioni.

LP- All interno della mostra quanto incidono i rapporti tra le opere e i luoghi che le ospitano?

FC Molto credo. Il contenitore, gli spazi hanno una forte impronta personale in questo caso, e il contenuto non può prescindere. Ho una percezione di coerenza di alcune costanti tra geometrie, materiali e paesaggi dalla mia prospettiva.


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